LE FORCHETTE BOCC'ASCIUTTA DI NONNO GIUSEPPE


Superficie 512 di Giuseppe Capogrossi (1963) - La Galleria Nazionale (Roma)

La mia ambizione  è di aiutare gli uomini a vedere ciò che i loro occhi non percepiscono: 
la prospettiva dello spazio in cui nascono i loro pensieri e le loro azioni.

Giuseppe Capogrossi


Il laboratorio Le forchette bocc’asciutta di nonno Giuseppe avvicina i bambini alla vita e alle opere dell’artista Giuseppe Capogrossi, esponente della Scuola Romana, una figura di notevole rilievo nel panorama dell'informale italiano insieme a Lucio Fontana e Alberto Burri. 

Dopo aver mostrato le opere più importanti della ricerca figurativa dell'artista antecedente agli anni '50, il laboratorio si concentra sulla svolta del linguaggio pittorico verso la  pura sintesi dell’astrazione. Come sottolineò lo storico dell'arte Massimiliano Sardina, in un articolo per la retrospettiva al Guggenheim di Venezia (2012),  "la figura in Capogrossi non scompare ma viene assorbita, sintetizzata nell'economicità lineare e bidimensionale di un segno che l'artista denomina evasivamente come Elemento. Quest'ultimo è come la lettera di un alfabeto alieno o perduto, uno stilema rupestre, la sezione di un ideogramma, un tribale, una stilizzazione zoomorfa, una particella osservata al microscopio, un pettine sdentato, una mezzaluna, lo scarabocchio di un bambino o molto più semplicemente solo un segno, senza nessuna specifica valenza simbolica, un singolo segno scelto tra milioni di altri, bastevole in quanto tale, metonimico, risolto in sé stesso. [...] Con i suoi Elementi (similari ma mai uguali) Capogrossi delinea una spazialità allusiva e suggerisce percorsi, direzioni, prospettive e scorciatoie." 

L'attività è finalizzata allo sviluppo della sensibilità estetica e creativa consentendo ai bambini di acquisire una maggiore flessibilità di pensiero, avvicinandoli al linguaggio dei maestri contemporanei. Dopo il coinvolgimento emotivo dei bambini attraverso la storia dell'artista mediante un racconto ideato dal Team Art4Life, i bambini saranno invitati a sperimentare con gli elementi di Capogrossi, ovvero realizzando dei simpatici timbri che imitano i segni distintivi del linguaggio simbolico dell'artista.

Un esempio di superficie realizzata da un bambino della scuola primaria, dopo aver creato manualmente i timbri


I bambini vengono aiutati a creare gli elementi sotto forma di timbri per provare poi a realizzare molte composizioni colorate divertendosi ad unirle, affiancarle e a sovrapporle nello spazio bianco del foglio. Le possibilità di combinazione sono davvero infinite ed è interessante osservare il processo di apprendimento che segue le diverse fasi:

1. Osservazione, da parte del bambino, del processo di astrazione compiuto da Capogrossi (dalla rappresentazione figurativa all'invenzione di un segno combinato e lineare)
2. Analisi delle superfici create dall'artista
3. Selezione di un elemento e creazione del timbro
4. Selezione di un oggetto qualsiasi presente all'interno della classe e compimento di un processo di sintesi di natura grafico-visiva
5. Realizzazione delle composizioni con l'inchiostratura dei timbri

Il processo di sintesi

Una delle parti più interessanti previste per lo svolgimento del laboratorio, è la fase in cui si richiede ai bambini di osservare e scegliere un qualsiasi oggetto presente all'interno della classe: un vaso, una penna, una forbice, una graffetta, qualsiasi forma che alluda ad un nuovo segno di stampo capogrossiano.

Il processo di sintesi raggiunto da Riccardo, dalla forbice all'elemento


A cura di Maria Elena Marchetti
Curatrice e Docente di Arte

Fonte per la nota critica:
Amedit n. 13 – Dicembre 2012
Giuseppe Capogrossi. Una retrospettiva al Guggenheim di Venezia

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